I sec. d.C.
Il Teatro Romano di Tergeste, un monumento fondamentale nel cuore della moderna Trieste, è un’opera di straordinaria importanza per la comprensione dell’urbanistica e dell’architettura romana in un contesto di provincia. Sebbene la sua ubicazione fosse già nota in epoca medievale, come testimonia il toponimo “Rena Vecia” (vecchia arena), l’edificio fu interrato e riportato alla luce solo nel 1938, a seguito di vaste operazioni di demolizione che coinvolsero il quartiere circostante. La sua struttura, che si erge ai piedi del Colle di San Giusto, fu edificata quasi interamente in muratura, sebbene in parte sfruttasse la pendenza naturale del terreno, una pratica comune nell’architettura teatrale romana.
La storia del teatro si articola in due fasi principali. La prima costruzione risale alla fine del I secolo a.C., in piena età augustea, un periodo di consolidamento della città come fiorente colonia romana. Un secondo, significativo intervento di restauro e abbellimento fu realizzato all’inizio del II secolo d.C., durante il regno dell’imperatore Traiano. Il nome del committente di questa fase è documentato con precisione: si tratta di Quinto Petronio Modesto, un influente ufficiale e funzionario imperiale originario di Tergeste. La sua figura è attestata da ben tre iscrizioni lapidarie in Pietra di Aurisina rinvenute nel teatro, a testimonianza di una pratica romana, l’evergetismo (dal greco εὐεργετέω – “io compio buone azioni”), con cui le élite locali finanziavano opere pubbliche per ottenere prestigio e onore sociale. L’assenza, invece, del nome dell’architetto che progettò l’opera non è una lacuna, ma riflette la mentalità dell’epoca, che attribuiva la gloria dell’opera al patrono che la rendeva possibile, piuttosto che all’ingegnere o artigiano che la realizzava.
Il pregio e il ruolo del teatro, destinato a ospitare tra 3.500 e 6.000 spettatori, sono intrinsecamente legati alla scelta dei materiali da costruzione, che rivela un’attenta gerarchia funzionale ed estetica. L’analisi archeologica dimostra un impiego differenziato e strategico dei materiali utilizzati per il teatro romano, e, anche qui, la Pietra di Aurisina o marmo di Aurisina fu il materiale d’elezione per gli elementi architettonici più significativi e visivamente prominenti del teatro. La scelta di questo marmo, non fu casuale, ma rispondeva a precise motivazioni di carattere tecnico ed estetico.
Dal punto di vista della durabilità e delle proprietà meccaniche, l’Aurisina presentava, nel confronto con le pietre locali, la miglior compattezza, un’ottima resistenza all’usura, al gelo e al ristagno di umidità ed un bassissimo coefficiente di imbibizione che ne garantiva la longevità. Queste caratteristiche la rendevano ideale per il rivestimento di superfici esposte agli agenti atmosferici, come i giardini del teatro, la cui ricostruzione ha restituito il nucleo murario che era rivestito di lastre di Pietra di Aurisina. Il suo impiego per la pavimentazione dei percorsi esterni, per gli elementi portanti come le colonne e le decorazioni scultoree, era una scelta logica per garantire la solidità e la resistenza dell’intero complesso preservandolo quanto più possibile dallo scorrere del tempo.
Sotto il profilo estetico e simbolico, la scelta dell’Aurisina, per i romani, era una vera e propria dichiarazione di prestigio. La roccia con la sua delicata colorazione grigio chiaro, talvolta con sfumature nocciola, e la sua grana finissima conferiva un aspetto più nobile e solenne rispetto al colore più scuro degli altri materiali locali, ponendo Tergeste in un’ideale continuità architettonica con le grandi capitali dell’Impero che privilegiavano il candore del marmo. L’uso di un materiale che aveva già trovato impiego in opere di prestigio a Tergeste e ad Aquileia, era un segno di status, che affermava visivamente la prosperità della città e il suo status di colonia pienamente integrata nell’orbita imperiale. La pietra stessa divenne un simbolo materiale della romanità locale, comunicando un messaggio di durabilità, bellezza e potere.
Le sculture che adornavano l’edificio, come quelle raffiguranti Apollo, Atena, Igea ed Esculapio, e i membri della famiglia imperiale, erano anch’esse realizzate in marmo, mentre il palcoscenico era impreziosito da lastre di rivestimento in marmo rosso con decorazioni vegetali. In definitiva, la coesistenza tra la Pietra di Aurisina e gli altri materiali nel Teatro Romano di Tergeste non era un compromesso, ma una sofisticata strategia edilizia, ove il marmo della Cava Romana rappresentava la scelta consapevole per gli elementi monumentali che dovevano riflettere il prestigio della città e il potere del mecenate del teatro, legando il monumento e la comunità stessa a un’eredità di durabilità e splendore.
FONTI
https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/trieste-tergeste-teatro-romano/
https://www.treccani.it/enciclopedia/quinto-petronio-modesto_%28Dizionario-Biografico%29/
https://www.britannica.com/topic/evergetism
https://www.antichitaaltoadriatiche.it/wp-content/uploads/2022/10/Antichita-Altoadriatiche-LXXXVI-Studi-per-Claudio-Zaccaria-e-book.pdf (pp. 379-396, per un’analisi generale dell’uso della pietra nella regione)
https://www.turismofvg.it/teatro-romano-di-trieste
https://artsandculture.google.com/asset/il-teatro-romano/VAGLDB_o60B0sQ?hl=it
https://www.beniculturali.it/luogo/teatro-romano-di-trieste
https://www.discover-trieste.it/visitare/siti-archeologici/teatro-romano