dal 1845 al 1891
L’edificazione della Südbahn, la Ferrovia Meridionale che nel diciannovesimo secolo congiunse il cuore dell’Impero Asburgico, Vienna, con il suo più vitale porto sull’Adriatico, Trieste, fu un’impresa ingegneristica che consolidò i traffici e l’autorità della monarchia danubiana. Progettata dall’ingegnere Carlo Ghega, la linea rappresentò il fulcro dello sviluppo industriale e sociale dell’Austria, con il cruciale segmento finale, noto come “Ferrovia del Carso”, che unì Lubiana a Trieste e fu inaugurato il 27 luglio 1857. Il successo di questo progetto monumentale fu intrinsecamente legato alla disponibilità di materiali, e in questo la Pietra di Aurisina della Cava Romana si inserì con le sue forniture, fungendo da catalizzatore per la ripartenza dell’attività estrattiva su scala industriale.
La realizzazione del sedime ferroviario, la struttura portante su cui poggiano i binari, rappresentò la sfida più onerosa dal punto di vista materiale, in particolare nel superamento delle asperità e delle zone umide del percorso. L’attraversamento della palude di Lubiana, per esempio, richiese un’opera di bonifica monumentale, un imbonimento con tonnellate di pietra di Aurisina, necessario a garantire la stabilità della linea su terreni altrimenti instabili e acquitrinosi. Il pietrisco, o ballast, che garantiva stabilità, drenaggio e distribuzione del carico, richiedeva un materiale di specifiche e comprovate qualità: una pietra di elevata durezza, compattezza e resistenza, che il materiale della Cava Romana offriva in abbondanza. L’immenso fabbisogno di materiale, quantificabile in tonnellate di pietra per la massicciata e in migliaia di metri cubi per opere complesse come il viadotto di Aurisina, lungo ben 645 metri, o quello di Longatico, si tradusse in un’inattesa ma potente iniezione di vitalità per l’attività estrattiva della riattivata Azienda. La perfetta sincronia tra l’esigenza di una nuova grande infrastruttura e la capacità produttiva della Cava Romana con il suo giacimento marmoreo poteva garantire fu la forza economica motrice che catalizzò la ripartenza dell’estrazione su scala industriale, inaugurando il cosiddetto “periodo d’oro” non solo per la Cava Romana, ma anche per le altre realtà estrattive minori che nel corso dell’800 sarebbero nate sul territorio di Aurisina, e che arrivarono a impiegare migliaia di operai.


L’uso della Pietra di Aurisina non si limitò al solo sedime strutturale, ma si estese anche all’architettura delle principali stazioni della linea, considerate vere e proprie “cattedrali moderne” destinate a proiettare un’immagine di potenza e modernità imperiale. In base alle fonti d’archivio della Cava Romana, è possibile confermare che le stazioni di Trieste, Fiume e Lubiana furono realizzate con la Pietra di Aurisina. La Stazione Centrale di Trieste, la cui attuale versione fu completata nel 1878, presenta tuttora non solo rilievi e balaustre in marmo di Aurisina ma anche pavimenti in Granitello che ne sottolineavano la monumentalità, in un periodo in cui questo materiale divenne ampiamente ricercato per l’edilizia di prestigio nelle principali città asburgiche. Le stazioni di Lubiana e Fiume si inserirono in un contesto di progetti unificati per l’intera linea, come testimoniato dal piano standardizzato per le stazioni della Südbahn. In particolare, la stazione di Fiume, progettata dall’architetto ungherese Ferenc Pfaff tra il 1873 e il 1891, fu una diretta conseguenza della crescita economica della città. Il legame con la Pietra di Aurisina è ulteriormente confermato dalla stazione di Villa Opicina, il cui edificio originario fu realizzato “in pietra calcarea come tutti i fabbricati della linea”, dimostrando che la Pietra di Aurisina della Cava Romana fu una scelta deliberata e uniforme per le architetture ferroviarie. Simbolicamente, l’impiego di questa pietra, già simbolo della gravitas e dell’autorità romana, servì a trasferire la stessa eredità di solidità e permanenza al nuovo potere imperiale e alle sue opere di ingegneria.
La Ferrovia Meridionale fu quindi esempio di profonda interconnessione tra l’ambizione di un impero, l’ingegno di un progetto infrastrutturale e le risorse geologiche di un territorio. La Südbahn fornì il catalizzatore economico che riattivò la Cava Romana di Aurisina su vasta scala, fornendo un marmo che diede alla ferrovia in tutte le sue infrastrutture sia fondazione fisica che significato simbolico. Le stazioni e il sedime ferroviario ancora presenti continuano a testimoniare questo legame indissolubile tra materiale, rotaie e impero, con la Pietra di Aurisina che si pone come l’elemento fisico e simbolico che ha permesso alla visione imperiale di incidersi in maniera indelebile nel Granitello e nelle altre varietà di marmo estratte dal nostro bacino.

