1905
Il Ponte di Salcano, situato sulla linea ferroviaria Gorizia-Piedicolle, si erge come un monumento all’ingegneria e all’audacia costruttiva dell’inizio del XX secolo. Con il suo arco principale che vanta un’apertura di 85 metri, rappresenta il più grande ponte in pietra lavorata al mondo. La sua storia ha inizio nel 1903, quando la Compagnia ferroviaria statale austriaca ne avviò la costruzione su progetto dell’ingegnere Rudolf Jaussner. Sebbene il piano originale prevedesse un arco da 80 metri, in virtù di impreviste difficoltà geologiche riscontrate nelle fondazioni, la lunghezza dell’arco fu estesa a 85 metri, un’alterazione che conferì all’opera il primato mondiale per un arco in pietra lavorata.
Il ponte di Salcano rappresenta uno degli ultimi “giganti di pietra”, segnando la fine di un’era millenaria nella costruzione di grandi ponti in pietra, un periodo che stava cedendo il passo al cemento armato. Il suo primato risiede nel fatto che fu realizzato interamente con blocchi di pietra lavorata, una scelta che ne definì l’eccellenza architettonica e strutturale. La Cava Romana ha contribuito in modo determinante a questa monumentalità, fornendo il marmo di Aurisina della sua cava. Questo materiale, noto per la sua omogeneità e l’eccezionale resistenza alla compressione, fu il materiale scelto per l’intera opera. Secondo le fonti interne, per l’intera struttura furono utilizzate oltre 7.000 tonnellate di Marmo di Aurisina. Sebbene per il solo arco principale siano state impiegate circa 5.000 tonnellate di blocchi, la quantità totale per l’intera opera si attesta oltre le 7.000 tonnellate fornite. Ogni singolo blocco di pietra, del peso compreso tra 0,8 e 2,0 tonnellate, aveva un piano dedicato che ne stabiliva la posizione precisa nell’arco. In un’impresa di ingegneria sbalorditiva, l’intero arco fu costruito in soli 18 giorni lavorativi. L’ingegnere Leopold Örley, incaricato della costruzione, utilizzò strumenti geodetici per monitorare ogni minima deformazione della struttura con una precisione al decimo di millimetro, a testimonianza della meticolosità del progetto.
La storia del ponte è segnata anche da eventi drammatici: durante la Prima Guerra Mondiale, nella notte dell’8 agosto 1916, l’arco principale fu fatto saltare dalle unità di ingegneria austriache, crollando nel fiume Isonzo. A guerra conclusa, nel 1925, le Ferrovie dello Stato italiane avviarono la ricostruzione del ponte. Nonostante le iniziali valutazioni per un arco in cemento, si decise saggiamente di ricostruire la struttura in pietra, onorando il design originale. Il nuovo arco fu completato nell’agosto del 1927 e per il rifacimento post-bellico, commissionato nel 1922 ed effettuato tra il 1925 e il 1927, fu utilizzato nuovamente il marmo di Aurisina fornito dalla Cava Romana. Il ponte sopravvisse poi a sei attacchi aerei alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, a conferma della solidità della sua ricostruzione. Il Ponte di Salcano non è solo una grande opera ingegneristica, ma un simbolo di resistenza e una testimonianza dell’eccellenza del marmo di Aurisina, mantenendo intatta la sua eleganza e il suo prestigio fino ai giorni nostri.