1925
Il palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (RAS), edificato nel 1925 in via Manzoni a Milano, si configura come un esempio significativo dell’architettura del primo Novecento. Il progetto, affidato all’architetto Aldo Avati e all’ingegnere Giuseppe Laveni, seppe interpretare con maestria le esigenze di una delle più importanti compagnie assicurative dell’epoca, conferendo all’edificio un aspetto imponente e autorevole, in sintonia con il contesto urbano circostante. Il palazzo è facilmente distinguibile per la presenza, al centro della facciata, dell’emblema della compagnia: il leone alato di San Marco. Il progetto si inserisce nel panorama milanese degli anni Venti, caratterizzato da un’architettura che ricercava la funzionalità e l’ordine geometrico, pur senza rinunciare a un’eleganza sobria e una solennità dettata dall’uso di materiali di pregio. Lo stile del palazzo, che non si identifica pienamente né con l’eclettismo precedente né con il razionalismo puro, si avvicina al movimento del Novecento, riproponendo un’eleganza classica e monumentale con una sensibilità moderna.
Per la realizzazione della facciata e dei rivestimenti interni ed esterni, furono utilizzate oltre 1.500 tonnellate di Marmo di Aurisina. L’impiego di tale pietra non fu casuale. La scelta di riutilizzare il medesimo materiale lapideo della sede storica della RAS a Trieste, realizzata oltre 35 anni prima, testimonia il profondo riconoscimento da parte della compagnia per la straordinaria qualità del marmo di Aurisina e per la sua comprovata durabilità nel tempo. Questa continuità nell’utilizzo del materiale sottolinea come la RAS considerasse l’Aurisina la scelta ideale per veicolare un’immagine di solidità e affidabilità. La notevole resistenza del marmo e la sua raffinatezza estetica la resero il materiale perfetto per un’opera destinata a proiettare un’immagine di sicurezza ma soprattutto qualità. Il materiale del palazzo a Trieste aveva nel tempo dato prova delle sue ottime performance tecniche e per questo la decisione di riutilizzarlo nella sede milanese fu semplice ed efficace oltre che profondamente in linea con le oculate idee previsionali tipiche di un’assicurazione di prestigio.
La scelta del marmo di Aurisina si inserisce in un contesto più ampio, nel quale questo materiale ha caratterizzato altre grandi opere milanesi del secolo, come ad esempio il poco distante palazzo della Società Immobilare di Porta Venezia, sempre in via Manzoni, e la Stazione Centrale di Milano. L’edificio, ancora oggi, si erge come testimonianza della lungimiranza architettonica dell’epoca e della durabilità eccezionale di un materiale lapideo che ha saputo valorizzare le sue forme e il suo significato storico, mantenendo intatto nel tempo il suo splendore e il suo ruolo di punto di riferimento urbano.