1985 – 1994
La nuova sede della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera di Trieste, eretta sul Molo V del Porto Nuovo, rappresenta un capitolo significativo dell’architettura moderna in città e una rottura deliberata con il linguaggio storicista degli edifici ottocenteschi del lungomare. Progettata dall’architetto Enrico Castiglioni e realizzata tra il 1985 e il 1994, l’opera si configura come un complesso articolato e polifunzionale, una sorta di “fortezza navale” che si protende verso il mare, dialogando direttamente con il paesaggio industriale e marittimo che la circonda. In un progetto così fortemente orientato alla modernità e alla tecnologia, la scelta di impiegare la Pietra di Aurisina assume un valore di particolare interesse.
La visione di Castiglioni si traduce in un’architettura complessa, composta da volumi intersecati, percorsi aerei e un forte rigore geometrico che evoca la funzionalità di una nave. In questo contesto, la Pietra di Aurisina, fornita dalla Cava Romana, non viene utilizzata per citare il passato, ma per creare un potente legame materico con il territorio. L’architetto sceglie di ancorare la sua “macchina” architettonica a un basamento solido e a elementi murali che richiamano l’identità di Trieste come “città di pietra”.
Il materiale lapideo è impiegato per creare un contrappunto visivo e tattile con gli altri materiali utilizzati, come il cemento a vista e il metallo. La Pietra di Aurisina, con la sua massa e la sua texture naturale, costituisce la base solida e permanente da cui si sviluppano i volumi più leggeri e tecnologici dell’edificio. Questa scelta non è solo estetica, ma anche funzionale, data l’eccezionale resistenza del materiale all’ambiente salino e agli agenti atmosferici, una caratteristica indispensabile per un’architettura così esposta.
La nuova sede della Capitaneria di Porto dimostra in modo esemplare la versatilità della Pietra di Aurisina, confermandone la capacità di essere un materiale pienamente contemporaneo. L’opera di Castiglioni testimonia come la pietra del Carso possa dialogare con il linguaggio del modernismo tardo-novecentesco, fornendo una base di nobiltà e di appartenenza territoriale anche alle architetture più innovative e funzionali.