1912 – 1929
Nel panorama delle grandi architetture istituzionali, il Palazzo di Giustizia di Trieste si impone come un’opera di scala ciclopica, la cui imponenza è pari solo alla sua lunga e complessa storia costruttiva. La sua edificazione, infatti, non fu un processo lineare, ma un’impresa che attraversò epoche e sconvolgimenti politici, trovando un elemento di potente continuità nel suo materiale d’elezione: il Marmo di Aurisina.
L’iter progettuale, affidato all’architetto Enrico Nordio, prese avvio in epoca austro-ungarica, con la posa della prima pietra già nel 1912. Il cantiere, tuttavia, fu bruscamente interrotto dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Solo al termine del conflitto, con il passaggio di Trieste all’Italia, i lavori poterono riprendere sotto la guida dello stesso Nordio, per giungere a compimento con l’inaugurazione ufficiale nel 1929. Questa lunga gestazione, a cavallo tra due mondi e due amministrazioni, caricò l’edificio di un ulteriore peso simbolico, rendendolo un ponte tra la Trieste asburgica e quella italiana.
Dal punto di vista stilistico, l’opera di Enrico Nordio si inserisce in un filone di monumentalismo eclettico, con una profonda e colta ispirazione al classicismo cinquecentesco e, in particolare, all’opera di Bramante. L’edificio rifiuta le avanguardie moderniste dell’epoca per affidarsi a un linguaggio solenne e storicista, basato sulla simmetria, sulla grandiosità dei volumi e sulla potenza del grande colonnato che domina la facciata principale. Questa scelta di un linguaggio “romano” e potente richiedeva un materiale che potesse sostenerne la magniloquenza e la scala.
In questo scenario, la scelta del Marmo di Aurisina, mantenuto con tenacia prima e dopo la guerra, si rivelò fondamentale. La Cava Romana fornì una quantità sbalorditiva di materiale: oltre 36.000 tonnellate. Questa fornitura colossale non fu destinata a un semplice rivestimento, ma definì la sostanza stessa dell’edificio attraverso la prestigiosa tecnica costruttiva “a massello”. L’intero palazzo è infatti realizzato con blocchi di pietra pieni, con funzione strutturale portante, trasformandolo in un monolite di roccia carsica. All’esterno, definisce le imponenti facciate e il poderoso colonnato, mentre all’interno riveste i grandiosi spazi pubblici, come l’atrio e gli scaloni d’onore.
Il Palazzo di Giustizia di Trieste rimane quindi una delle più impressionanti dimostrazioni della capacità costruttiva dell’epoca. È la testimonianza di come la Pietra di Aurisina, con la sua qualità eccezionale, sia stata la materia in grado di unificare una visione architettonica attraverso i decenni, traducendo in una forma perenne e monumentale la complessa storia di una città.
