1927
Nel contesto geopolitico denso di tensioni degli anni Venti del Novecento, il ponte eretto nel 1927 sul fiume Eneo assunse un ruolo che trascendeva la sua mera funzione infrastrutturale. Posto a dividere e al contempo a unire le città di Fiume, allora annessa al Regno d’Italia, e Sussak (Sušak), nel Regno di Jugoslavia, l’opera divenne un potente simbolo della frontiera e delle complesse dinamiche che definivano il confine orientale italiano. La realizzazione di questa struttura, carica di valenze simboliche, vide la partecipazione determinante della Cava Romana, che fornì il prestigioso Marmo di Aurisina per la sua costruzione, sotto la guida dell’allora Amministratore delegato, Giulio Villa-Santa. La scelta di un materiale di tale pregio non fu casuale, ma rispondeva all’esigenza di conferire solidità, durabilità e un’impronta estetica monumentale a un punto di passaggio così significativo.
Il Marmo di Aurisina, con la sua nota resistenza e la sua estetica imponente, era il materiale ideale per materializzare la presenza e il prestigio italiano su un confine di recente definizione, trasformando un semplice ponte in un vero e proprio monumento di frontiera. Sebbene non sia nota la figura dell’architetto progettista, l’opera si impose nel paesaggio urbano come una testimonianza tangibile della storia e della politica di quel tempo, immortalata in numerose cartoline storiche. Il destino del ponte fu tuttavia indissolubilmente legato agli sconvolgimenti del secondo conflitto mondiale, durante il quale venne distrutto, cancellando così un simbolo fisico di quella storica divisione. Negli anni successivi, la struttura fu ricostruita e ampliata utilizzando materiali moderni come l’asfalto, per rispondere alle nuove esigenze viabilistiche. Tuttavia, una traccia tangibile di quella storica costruzione sopravvive ancora oggi. Le pietre di Aurisina, impiegate per il contenimento laterale dell’alveo del fiume su cui poggiava la struttura, sono tuttora visibili su entrambe le sponde. Questi resti, che hanno resistito al tempo e alle distruzioni belliche, si offrono come una silenziosa ma eloquente testimonianza della qualità e della resilienza del materiale fornito dalla Cava Romana, un frammento di storia che continua a raccontare il suo passato in un contesto urbano profondamente mutato.