1930
Nel Cimitero di Cosala a Fiume, sorge un’opera di architettura sacra tra le più potenti e originali del Novecento italiano: la Chiesa di San Romualdo ed Ognissanti. Progettata dall’architetto Bruno Angheben e realizzata verso la fine degli anni Trenta, questa chiesa si distingue per il suo linguaggio modernista, che abbandona ogni decorazione superflua per affidare l’intera forza espressiva e spirituale alla purezza dei volumi e alla sincerità del materiale costruttivo: la Pietra di Aurisina.
La visione di Angheben era quella di creare un luogo di eterno riposo che fosse al contempo monumentale e intimamente sacro. Per raggiungere questo obiettivo, scelse una soluzione costruttiva tanto ardita quanto essenziale: l’edificio è stato interamente costruito “a massello”. Non si tratta di un semplice rivestimento, ma di una struttura in cui i blocchi di Marmo di Aurisina, forniti dalla Cava Romana, fungono da elementi portanti, formando le mura e definendo lo spazio. Questa tecnica conferisce alla chiesa un aspetto monolitico, quasi di una fortezza dello spirito, radicata nel suolo e proiettata verso l’eternità.
Lo stile è un razionalismo severo, quasi metafisico. La facciata è un imponente setto murario in pietra a vista, interrotto solo dal profondo e oscuro taglio del portale, un invito al silenzio e alla contemplazione. L’intera architettura gioca sul contrasto tra la massa compatta e pesante della Pietra di Aurisina e la luce, che penetra da aperture studiate per creare un’atmosfera suggestiva e mistica all’interno. La pietra non è solo struttura, ma diventa superficie che accoglie e riflette la luce, esaltando la sua grana e la sua calda tonalità.
La Chiesa di San Romualdo ed Ognissanti rimane un capolavoro di coerenza tra forma, funzione e materia. È la testimonianza di come la Pietra di Aurisina, nella sua forma più pura e strutturale, sia stata il materiale perfetto per un’architettura che doveva parlare un linguaggio universale e atemporale, quello della fede e del ricordo.
