1927
Il Tempio Voltiano di Como, edificato nel 1927 per celebrare il primo centenario della morte del suo più illustre cittadino, Alessandro Volta, si staglia sulle rive del lago come un sacrario laico dedicato al genio scientifico. Finanziato dal generoso mecenatismo dell’industriale cotoniero e deputato Francesco Somaini, il monumento fu concepito non solo come un’opera celebrativa, ma anche come un vero e proprio museo destinato a custodire gli strumenti e le memorie del grande fisico. La sua realizzazione rappresenta uno degli esempi più riusciti e precoci di come il Marmo di Aurisina della Cava Romana potesse integrarsi magnificamente con le nuove tecnologie costruttive del Novecento.
Il progetto fu affidato all’architetto comasco Federico Frigerio, il quale scelse uno stile neoclassico puro, traendo esplicita ispirazione da uno dei più perfetti edifici dell’antichità: la Chiesa di Santa Maria ad Martyres – il Pantheon di Roma. Questa scelta stilistica si manifesta nella pianta centrale quadrata, sormontata da un’imponente cupola e preceduta da un pronao tetrastilo con alte colonne corinzie. L’edificio, arricchito da richiami palladiani, è una magistrale sintesi architettonica che fonde un passato legato all’edilizia in sola pietra con il futuro dei nuovi materiali. Esso costituisce infatti un perfetto esempio di come il rivestimento integrale in Marmo di Aurisina e la struttura portante in cemento armato possano dialogare, creando una sintesi stilistica tipicamente occidentale in cui la modernità strutturale è nobilitata dalla classicità senza tempo della pietra.
Come affermò lo stesso Frigerio, la scelta stilistica fu quasi un obbligo morale: “nessuno stile mi parve più adatto del neoclassico, che accompagnò con le sue manifestazioni il fiore della vita di Alessandro Volta e che fu anche l’ultimo degli stili storici degni di un tale nome”. Per l’edificazione di questo pregevole monumento, la Cava Romana fornì un’imponente commessa di oltre 6000 tonnellate di marmo. Questo materiale di altissima qualità fu impiegato non soltanto per il rivestimento esterno, che conferisce all’edificio il suo aspetto solenne e monolitico, ma anche per le raffinate opere decorative interne, assicurando una coerenza materica che pervade l’intera opera. In questo modo, il Marmo di Aurisina afferma il Tempio Voltiano non solo come un tributo a un grande scienziato, ma anche come una testimonianza della perenne validità estetica e della straordinaria durabilità di questo materiale nell’architettura monumentale del Novecento.