1928 – 1930
Nel cuore di Trieste, la sede della Banca d’Italia si erge come un’architettura di straordinaria potenza, la cui storia complessa racconta le trasformazioni della città stessa. L’edificio che ammiriamo oggi non è un’opera unitaria, ma il risultato di un radicale intervento di riprogettazione che ha sovrascritto una preesistenza di grande valore. In origine, il palazzo fu costruito per ospitare la sede della Banca Austro-Ungarica su progetto del celebre architetto triestino Arduino Berlam e inaugurato nel 1905, in uno stile eclettico tipico del gusto mitteleuropeo dell’epoca. Con il passaggio di Trieste all’Italia, l’edificio assunse una nuova funzione e una nuova, imponente veste.
Alla fine degli anni Venti, la Banca d’Italia affidò all’architetto Umberto Sforza il compito di trasformare il palazzo, per conferirgli un’immagine più severa e monumentale, in linea con il classicismo di Stato del tempo. L’intervento di Sforza fu radicale: l’edificio di Berlam fu letteralmente “spogliato” del suo apparato decorativo e rivestito da un nuovo, potente involucro. Per questa operazione, che doveva comunicare solidità e prestigio, fu scelto il materiale che più di ogni altro rappresenta l’identità del territorio: il Marmo di Aurisina.
La Cava Romana fornì una commessa di eccezionale portata, oltre 6000 tonnellate di Marmo di Aurisina, che divenne la sostanza stessa della nuova architettura. La pietra non fu utilizzata come semplice decorazione, ma per creare un paramento murario compatto e potente che ridefinì completamente l’identità dell’edificio. All’esterno, il marmo riveste le facciate con lastre di grande formato, esaltando la purezza dei volumi e la scansione ritmica delle aperture. All’interno, lo stesso materiale è protagonista degli spazi di rappresentanza, dall’atrio agli scaloni, garantendo una continuità materica che amplifica il senso di solenne magnificenza.
La sede della Banca d’Italia di Trieste è quindi una testimonianza esemplare di come l’architettura possa essere stratificazione. Sotto la pelle severa e monolitica in Marmo di Aurisina voluta da Sforza, sopravvive l’anima dell’edificio di Berlam, in un dialogo tra due epoche e due visioni. È un’opera in cui la Pietra di Aurisina non è stata solo materiale da costruzione, ma lo strumento attraverso cui la storia ha riscritto sé stessa, lasciando un segno indelebile nel volto della città.
