1928 – 1938
Il Sacrario Militare di Redipuglia, noto anche come il Grandioso Altare agli invitti eroi della III Armata, non è un semplice monumento, ma un’opera di architettura e paesaggio tra le più potenti e commoventi del XX secolo. Progettato dall’architetto Giovanni Greppi con l’intervento dello scultore Gianni Remuzzi e inaugurato nel 1938, il sacrario è concepito come un’immensa scalinata che ascende il versante del Colle Sant’Elia, un simbolo di ascesa spirituale per i centomila soldati che qui riposano. Per un’opera così radicata nel territorio del Carso, teatro di sanguinose battaglie, la scelta del materiale non poteva che essere una: la Pietra di Aurisina.
La visione di Giovanni Greppi andava oltre la semplice architettura monumentale; mirava a creare un’opera di profonda spiritualità. L’intera struttura rappresenta un esercito schierato che, guidato dai suoi comandanti, sembra marciare verso il cielo. Ogni lapide in bronzo, con la semplice dicitura “Presente”, trasforma il silenzio del luogo in un eterno appello a cui ogni soldato risponde. Quest’opera grandiosa fu anche l’evoluzione di uno spirito di pietà e cura nato dal sacrificio stesso. Ne è simbolo toccante la figura di Margherita Kaiser Parodi. Giovane infermiera volontaria della Croce Rossa, prestò servizio negli ospedali da campo a ridosso del fronte. Anche dopo la fine delle ostilità, scelse di continuare ad assistere i soldati malati, ma contrasse la virulenta influenza spagnola e si spense il 1° dicembre 1918. Per onorare il suo desiderio di riposare accanto ai soldati che aveva curato, la sua salma fu traslata a Redipuglia. La sua tomba, unica donna accolta nel sacrario, testimonia la dimensione di un sacrificio che andò oltre la guerra stessa.
Il monumento è un’imponente sinfonia di pietra, una celebrazione della materia carsica che si fa custode della memoria. La Pietra di Aurisina, fornita in enormi quantità, non è usata come semplice rivestimento, ma costituisce la sostanza stessa dei ventidue gradoni che scandiscono il pendio, delle lapidi, dei sentieri e degli elementi scultorei. La sua essenza rocciosa e la sua tonalità chiara creano un contrasto potente e solenne con il verde del paesaggio, conferendo al luogo un’atmosfera di sacralità quasi primordiale.
In questo contesto, emerge un dettaglio storico di eccezionale interesse che lega in modo indissolubile il committente spirituale dell’opera alla Cava Romana. Al vertice del Sacrario, in una tomba isolata, riposa il Comandante della III Armata, Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, il “Duca Invitto”. Il suo Segretario Particolare era il Generale Nino Villa-Santa, il quale, assieme al fratello Giulio Villa-Santa, ricoprì il ruolo di Amministratore Delegato della Cava Romana nel periodo tra il 1925 e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Questa connessione personale e diretta non fu un semplice caso, ma la garanzia di un legame di profonda fiducia e di comunione d’intenti. La gestione della fornitura per il più grande Sacrario d’Italia da parte dell’uomo più vicino al Duca a cui il monumento era dedicato, assicura che l’impegno della Cava Romana non fu solo professionale, ma anche morale e patriottico. Il Sacrario di Redipuglia diventa così un’opera corale, in cui la visione dell’architetto, il sacrificio degli Eroi e l’eccellenza della Pietra di Aurisina si fondono in un omaggio eterno, cementato da un profondo legame di lealtà e di storia.
