1922 – 1925
Il Tempio di San Sebastiano a Mantova, un’opera cardinale del Rinascimento italiano, fu commissionato nel 1460 da Ludovico II Gonzaga all’architetto Leon Battista Alberti. Il progetto, seppur mai completato secondo le intenzioni originali e successivamente rimaneggiato, si configurò come una delle prime espressioni compiute dell’architettura neoclassica e neocinquecentesca di matrice albertiana. La sua pianta a croce greca inscritta in un quadrato e le sue proporzioni armoniose furono un modello per la futura architettura occidentale.
L’edificio, dopo secoli di abbandono, visse una seconda vita all’inizio del XX secolo. Tra il 1922 e il 1925, il tempio fu sottoposto a un profondo restauro condotto dall’ingegnere Andrea Schiavi per trasformarlo in un sacrario per i caduti della Prima Guerra Mondiale, un famedio. Questo intervento, sebbene volto a salvaguardare la struttura, ne alterò significativamente le linee originali, modificando le aperture, ricostruendo l’intera volta e le sue basi di sostegno.
Per questa monumentale opera di restauro, la Cava Romana fornì il Marmo di Aurisina che venne scelto proprio per l’ormai noto prestigio e per la sua capacità di conferire solidità e un senso di sacralità al nuovo compito dell’edificio. La pietra di Aurisina fu utilizzata per le nuove opere strutturali e decorative, fondendosi con la struttura più antica e garantendo la coerenza materica che il restauro si proponeva di ottenere. Nonostante le modifiche alla struttura originale, la scelta di un materiale di altissima qualità testimonia l’intenzione di creare un monumento che, pur guardando al futuro, restasse saldamente radicato nella storia e nella tradizione italiana.
Oggi, il Tempio di San Sebastiano, pur conservando la sua originaria impostazione albertiana, si presenta come un’opera stratificata, dove la magnificenza rinascimentale si fonde con la solennità delle forme e dei materiali voluti dal restauro novecentesco. L’opera è tutt’ora presente ed è ancora visibile la commessa che venne fatta all’epoca in pietra di Aurisina.